Magari 🔏

di Una

Mi occupo delle piante di un casolare su un’altura in campagna. In cambio di vitto e alloggio e di un modesto stipendio, curo il giardino e coltivo l’orto. Lavorare la terra mi appaga e se scendo l’impervia scaletta arrivo dritta sugli scogli.
La mia risposta all’isolamento forzato è stata la masturbazione senza ritegno.
Le uniche regole con pochissime eccezioni sono state l’assenza di video e il solo uso delle mani nude. Non me lo sono imposta, è venuto da sé e il risultato è stata la conoscenza di me potenziali che non sapevo di poter essere, viaggi sconfinati in luoghi squallidi o del cuore e in moltissime zone intermedie e l’incontro più o meno casuale con tante partner occasionali e qualche compagna di vita. Ho allenato così tanto dita, polsi e fantasia che so dove recarmi e con chi a seconda dello stato emotivo in cui mi trovo o delle circostanze. Credo di star scivolando nella follia e nella dipendenza da orgasmi, ma magari, finita ‘sta reclusione riuscirò a convincere la mia mente ad essere produttiva al posto mio così da avere la casa in ordine e i soldi che mi permetteranno di essere folle senza beghe.

Tez

Oggi i miei dirimpettai fanno l’amore più forte del solito, la vicina militante in un’accorata chat a volume altissimo indaga le forme più attuali di solidarietà di quartiere. Di sotto un’adolescente piange al telefono, mentre i suoi fratellini sbattono la palla su tutti i muri facendo scapocciare delle voci adulte. Il sole caldissimo fa sembrare quello che ormai è il Fuori incantevole e il mio stretto monolocale una fornace punitiva e sì, tutto questo mi eccita. Ormai è inequivocabilmente la mia risposta. L’opprimente senso d’impotenza si trasforma in un’eccitazione smisurata.
Così anche oggi mi ritrovo a potare le rose al casolare. Anche se non è inverno. Mi butto sul letto bocconi magari per il sale solo la maglietta addosso. Appoggio la mano destra a conca tra le cosce. È calda e mi agguanta dal pube fin sopra il buco in attesa. La mamma e la figlia minore mi salutano sorridenti dalla terrazza. Lei non c’è. Ovviamente ho conosciuto ognuna delle mie datrici di lavoro, nonché proprietarie e abitanti della casa, in modo assai approfondito ed ho grazie a loro placato presunti complessi edipico elettrici ipotetici e impersonato versioni disparate di simil Cain* e Abel*. Anche a puntate. Anche più episodi durante il giorno. Lei è la figlia e sorella maggiore, è mia coetanea e mi piace da impazzire. magari porto uno spuntino. Le saluto calorosamente e faccio un po’ la pagliaccia. Finisco di sistemare il roseto. Sono sudata. Ho mani e faccia sporchi di terra e rametti spinosi nei capelli aggrovigliati. Scendo per la nuotata di fine lavoro. Lascio i vestiti sulla costa dura e deserta e mi tuffo. L’acqua fredda mi indurisce i capezzoli e la mia pelle rinvigorisce. Le mie dita tutte e il palmo stanno ben attenti a toccare il più possibile della mia fregna che piano piano si rilassa e si espande. Il fresco dell’acqua sulla mia fica accaldata mi fa eccitare oltremodo e io vorrei scoparmi il mare per sbollire questo calore che continua a crescermi in mano. Mi si palesa davanti agli occhi chiusi l’idea della tua faccia che mi guarda seria e che poi si apre in un sorriso che porta la mia mano a muoversi, ma voglio restarci in questa fantasia marina e così non ci metto troppa pressione e inizio a girare in tondo. Consumo le mie bracciate poi mi isso sugli scogli. magari un film? Ha messo l’asciugamano accanto al mio. Non c’è nessun altro. Anche lei è nuda e mi fissa.
Sono gocciolante e fresca e la mia passerotta è turgida, vorrei premerla forte come faccio nel mio letto intensificando il girotondo. Uso le dita passando dalle grandi labbra alle piccole e giro, giro in tondo.
Mi avvicino.
Mi fisso lì in piedi, proprio davanti a lei.
Distesa, poggia sugli avambracci.
La guardo.
Mi guarda e allarga le gambe mostrandomi la sua vulva aperta.
E io m’inginocchio.
Cado su me stessa.

Tez

Il medio preme lungo il prepuzio della clitoride e ne scopre un po’ il glande.
Con le mani salmastre e umide le risalgo le gambe decisa e, attraccata alle sue cosce avvicino la faccia ad alcune delle sue labbra e ne respiro a fondo. La sfioro: col naso, un po’ di labbra socchiuse. Trovo un lago, sì proprio come questo che ho tra le lenzuola. Metto la mano sinistra sul pube e la uso per distendere le grandi labbra.
Un bacio sottile.
Lei mi si preme in faccia.
Allora la lecco
tanto.
A fondo.
La succhio avanti e indietro. Vado su e giù. Forte e poi meno. Non so decidermi, voglio solo pomiciare con la sua passera.
Lei mi stringe a sé con i polpacci e poi coi piedi mi spinge via.
Pianta le sue pupille nelle mie.
Scopami
Dici.
Il mio sguardo non sa dove nascondersi. Dentro di te sarebbe un buon posto.
Mi sfidi a non darti retta toccandoti la pancia per poi rigirarti tra pollice e indice quel capezzolo sinistro che lo sai che mi fa andare in confusione. Lo sfiori, piano e non. Così, come non t’interessasse affatto l’incendio che mi provochi nel cranio.
Scopami ti dico
E io sto lì stupida e impotente e con le fottute fiamme in testa.
Ti metti a sedere.
Mi braccano i tuoi occhi
e con la punta della lingua mi lecchi le labbra nel mezzo lentamente, in verticale.
Sento lo stridìo dei miei freni inibitori che si spezzano.
Ti piace sconfiggere la mia paura di perdere il controllo, sai come farla crollare.
Mi strusci la pelle del tuo seno sulla faccia e poi prendi il mio tra le labbra e con i denti.
Ti distendo
Ti salgo sopra a gambe larghe.
Ci baciamo profondamente e sento la tua saliva e i tuoi denti e ti bacio il collo.
Ci stringiamo le braccia e i capelli.
Respiro nel tuo orecchio e ti si apre un po’ la bocca e io non la smetto di aggrapparmi ai tuoi fianchi.
In camera mia mi tocco duro, mi spando addosso i succhi della mia topa mentre spingo a vanti e indietro contraendo le natiche.
Voglio venire con te
mi fai e io appiccico la mia fica alla tua. Entrambe bagnatissime ci spingiamo l’una nell’altra e siamo così eccitate e fradice che le dita sinistre ora premono e girano in senso contrario alle destre sempre più intensamente. Allento, rimandando la fine del godimento che mi sta riempendo ogni parte del corpo
lei che mi fissa
le sue sopracciglia contratte, tutto il corpo teso e le dita che non si fermano e io e te che ci fissiamo e stiamo venendo e anch’io e mi sembra d’inondare tutto e non smettono le contrazioni che continuo ad assecondare con le mani.
Sono un bagno di sudore e liquidi.
Mi faccio la doccia.
Magari sembro scema..
Salgo le scalette del palazzo accanto.
“Ciao! Sto qui accanto. Hai del sale? Visto che immaginavo di sì ti ho portato questo e puoi mangiarlo pure se il sale non c’è l’hai. Sentivo i tuoi discorsi e pensavo che potremmo guardare insieme “We want it all”, che da sola procrastino. ”Attuare solidarietà tra vicine sarebbe piacevole per me e magari mi aiuterà a zompare fuori da questa solitudine che mi sta alienando tantissimo.