di Vì
Ci sono quelle notti in cui mente e corpo entrano in connessione. Le pulsioni fisiche stimolano quelle mentali e quelle mentali assecondano quel calore che sale, che muove il corpo alla ricerca del piacere totale.
Quel dolce pulsare, costante e cercato, che ti spinge ad assecondarlo e a lasciarti abbandonare.
Ed è così che entro in una casa in costruzione. I colori sono scuri. Forse è notte. Non lo so dove sono, ma vado, entro in questa immagine seguendo il battito della mia clitoride. Fa caldo. Il respiro si fa più profondo e frequente.
La casa è vuota. C’è un misto di paura e di voglia di curiosare. Ho indosso solo una camicia. Dovevo andare ad una festa, ma invece mi ritrovo in questo posto tutto da costruire. Ci sono delle lampadine accese. Un piccolo filo di lampadine. Illuminano una parte della struttura.
Ciao. Una voce, forse conosciuta, forse no. È tutto molto lento, o forse veloce. Il tempo si confonde. Solo quella stretta allo stomaco si sente forte. Lei.
Mi accarezzo tra le cosce.
Sono qui. Qui dove? Dietro di te. E quella carezza tra le gambe diventa un dito che percorre la schiena dal collo alle natiche.
Come stai? Che ci fai qui? Volevo salutarti. È un po’ che non ci vediamo.
Lei è nuda. Perché? Che ci fa in questa casa in costruzione nuda? È un sogno o un desiderio? È bella.
Il respiro aumenta. L’umidità aumenta. Fa caldo.
Perché mi guardi così? Sorride.
Perché è bello vederti. Sei bella.
La mano si bagna mentre si spinge di più in alto fra le cosce. Quel pulsare attira, gonfia, piace.
Forse è quella la festa, ma perché ci siamo solo noi?
Il tempo di chiederselo e aumenta il vocio nella stanza di fianco. Lei si gira e saluta. Inizia questo flusso continuo di persone. Un bacio, uno più lungo. Poi un altro. Un altro ancora. Baci, lingue, saluti. Corpi nudi, semi vestiti. Ed è Lei la protagonista. Tuttə sono venutə a salutarla.
Quel seno è bellissimo. Sembra un brillante, in quella stanza con flebili luci. I colori sono scuri. Verdi, blu, viola, nero. La luce bassa e calda delle lampadine lascia intravedere poco. Ma basta.
Il respiro è ancora più profondo e veloce. Il pulsare anche. La mano si muove toccando tutta la vulva. Il polso preme sul clitoride e sul pube. È un movimento automatico. Assonnato, ma deciso.
Il corpo segue. La mente stimola.
Lei è lì in mezzo alle altre.
Estate dentro, estate fuori. Caldo bruciante. Io resto lì persa nello sguardo e con il corpo eccitato. La vedo ridere mentre un’altra le sussurra qualcosa all’orecchio. Lo morde. La sculaccia. È divertita, sensuale, maliziosa. Si passa la lingua sulle labbra. Ride ancora.
È un continuo scambio di sguardi, sfioramenti, lingue. Quel respiro affannoso spinge a cercare, esplorare. Nella penombra cammino lentamente. La seguo, mi lascio perdere dietro il suo vagare consapevole di ciò che vuole cercare.
Ci sono gemiti, rumori di frusta. Decisi, cadenzati. Un ritmo regolare. Intensità variabile. Verde, viola. Rumore sordo, sonoro.
Il polso continua a spingere contro la clitoride. A tratti piano per lasciare crescere la voglia e far durare quella sensazione di piacere, permettendo alla mente di fare di più….di osare di più.
Lei si muove. I ricci ondeggiano. La mia faccia tra quei ricci. La mia faccia fra le sue gambe. Gli stessi ricci.
Il respiro si accompagna ad un gemito.
Lei si volta ride. Si rivolta, prosegue a camminare, cercare, toccare, conoscere. Una nuova stanza. Nuovi incontri. Altri saluti. Ogni incontro una carezza a Lei. Ogni carezza a Lei, mi eccita.
Il rumore delle fruste si ferma e lascia lo spazio a quel rumore impercettibile dello sfregamento dei corpi. Alle lingue che giocano quando si incontrano. A risatine di piacere. Mi lascio guidare da Lei. In questo percorso ogni freno si è perso. E mi lascio coinvolgere in mezzo a quei corpi. La mia camicia scompare e mi accordo che attorno a me nessuna è davvero vestita.
La mano si apre. Le dita si infilano fra i peli del pube. Giocano. Solleticano. La mente le immagina fra i peli di un pube altro.
Lei sorride e mi chiede di leccarglieli.
La mano si bagna ancora di più. Mi infilo un dito nella vagina.
Scendo per inginocchiarmi, leccandola con la punta della lingua dal collo sino al pube.
Respirare l’odore del suo corpo. Una mano sulla mia schiena. Non è la sua. Ma mi piace. Un brivido che si aggiunge al brivido del corpo di Lei.
La mia lingua arriva alla sua clitoride. È umida. Scendo. La punta la penetra dolcemente.
Fremo. Mi prende i capelli dietro la nuca. Lì tira. Mi allontana. Mi avvicina. Gioca.
Le mie dita escono e iniziano a toccare la clitoride. Movimenti inconsci. Decisi. Tra sogno e realtà. Si mescolano i respiri e i gemiti. Mi masturbo e sogno di leccargliela. Di accogliere il suo piacere. Sogno altre mani che mi toccano e altre lingue che mi scorrano sul corpo. Sulla clitoride.
Il sogno si fa fantasia consapevole. Lei mi alza, mi gira. Mi lecca il collo. Mi prende da dietro. Mi tocca la clitoride. Il ritmo è lento. Il tocco è deciso.
Aumenta la velocità. Si ferma. Si abbassa. Me la lecca.
Il mio dito è sempre più veloce. Respiro affannosamente. Ho caldo.
La sua lingua mi penetra. Mi succhia la clitoride. Mani sul seno. Capezzolo mordicchiato.
Vengo. Vengo.
Le guance sono calde. La clitoride pulsa. Piacere totale.
È notte fonda.
Ciao. Ciao. È stato bello. Anche per me.