Alla Pam

di Tonuccia

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C’era la fila ma quella tipa era davanti a me di varie posizioni, comunque aveva questo cappotto lungo color del cammello, e questi capelli lunghi neri, color del nero. Forse stava ascoltando della musica perché non si muoveva molto ma ne sentivo il fremito mentre sicuramente pensava alla parmigiana ma si mangiava le unghie dalla malinconia.

Avevo bisogno di vederla, prima che entrasse perché quelle spalle coperte mi davano la tenacia, mi ci perdevo. Lei pensava alla parmigiana ma intanto io non sapevo come raggiungerla. Davanti avevo due studenti fuorisede che parlavano dolcemente di un loro compagno ma in termini sempre volgari. Poi una signora andina. Poi uno che sicuro era un ex tossico e poi lei.

Persone distanze viveri odore di verdure fresche neon. Lei era un po’ il mio rifugio.
Le avrei sorriso da dietro una lattuga iceberg, della cicoria, le struscio la cicoria. Me la immaginavo affilata, irrisolta, insincera, devastante. Le avrei detto vieni e l’avrei portata nel magazzino dietro le tende di plastica grosse e trasparenti e piene di graffi. Tieni guarda ho preso dello zabaione e glielo avrei versato addosso. Poi senti ti va se te lo lecco via? Non te l’ho chiesto prima perché ti sporcavi i vestiti, questo tuo bel cappotto color del cammello e questa tua felpa color dell’alpaca dei monti e queste tue mutande color del lambrusco. Ti dispiace se ti lecco via un po’ di zabaione te n’è rimasto giusto un po’ qui e un po’ qui. E poi scusa ho qui del lambrusco è un po’ caldo lo vuoi? È del colore delle tue mutande e lei sarebbe stata un po’ meno affilata, sicuramente insincera perché come fai a non esserlo in una situazione così perché io comunque posso ispirare fiducia ma è comunque un luogo da cui si accede da un varco con dei teli di plastica, e poi devastante sì ma meno di quanto credessi e irrisolta poi quello sempre ma non mi interessava in quel momento. Guarda ho del lambrusco me lo verso addosso vuoi berlo dalle mia cavità naturali? E lei mi dice sì.

Quanti occhi hai uno dentro l’altro. Mi dice e io le dico sì però quel cono gelato che ti esce dalla fica chi te lo ha messo? E glielo mangio, frantumandolo. Scusa ho fatto un casino. Ora pulisco. Intanto la fila non procede poi lei entra e io aspetto fuori, c’è questa fila lunga quanto tutto il purgatorio. E poi entro ha solo della feta e delle patatine.

Ci guardiamo, è diversa ma i colori corrispondono, del cammello, del nero, dell’alpaca dei monti. Le sorrido senza iceberg perché non mi piace in realtà quindi non la prendo mai. Ciao io ho preso del bagnoschiuma in offerta e questo radicchio sai il radicchio questo sapore amaro tu puoi regalarmi la dolcezza che manca, ma ovviamente non glielo dico perché non sono capace. Quindi poi la seguo con la sguardo e poi le ogni tanto si gira e mi guarda. E io non mi ricordo più il pin.