F**k you (generico ma neanche troppo) 🔏

Fritz non pensa di essere in grado di scrivere un racconto erotico. Non scopa da mesi. Quando si dice di mettersi a letto e magari masturbarsi così per passare il tempo nulla. Niente. Rimane asciutta. Si domanda le altre come facciano. Come si fa a scopare un giorno si e l’altro pure, provare questo piacere che mai ha raggiunto e non esserne annoiate? Non è stancante? Non è fastidioso sentire dita, lingue, mani che accarezzano, il cuore in gola che batte veloce, il respiro che si affanna, occhi chiusi aperti che osservano mani altrui muoversi nei meandri del proprio corpo – è davvero quello il mio corpo? – e la mente che viaggia, – ma dove? -, verso quel grido di piacere profondo e liquido che sta lì in attesa di esser liberato, che sale sale sale e sbam! Muro. Toglimi il tuo corpo di dosso. Levate!

Chiara Dime

Questo corpo è mio, lo ascolti?
Lo segui?
Lo hai capito?
O te devo spiegĂ  tutto?

Il suo secondo chakra è chiuso per ferie. A tempo indeterminato.
Ci sarà qualcun’altra a cui fa schifo scopare?
Il desiderio erotico risiede solo in quelle immagini di corpi avvolti e sudanti?

Rigurgito.
Desiderio rattrappito.
Cerca nei meandri e si chiede dov’è andato a finire. Cerca immagini, ricordi.

C’era una volta che era al cinema, la sala era grande, non erano in tante ed era l’ultimo spettacolo della sera. Ognuna già seduta a più di un metro di distanza. Le luci si spensero. Era un film erotico. Pieno di ragazze belle e brutte. E una scena l’aveva colpita, sì. Adesso ricorda, lo stomaco si era chiuso un istante, i capezzoli si erano risvegliati e forse aveva sentito le mutande bagnarsi. Qualcuna nella poltrona vicino le aveva accarezzato la nuca dove i capelli erano appena stati tagliati e le era sceso un brivido lungo la schiena che aveva acceso un piccolo fuoco che dovette trattenere lì. Si era concentrata tutta per non farlo spegnere, le piaceva sentire i  contorni del suo corpo, fragile sensibilità. La trama del film proseguiva sullo schermo, ma la sua mente era rimasta lì, su quella scena.

Chiara Dime

Quanto avrebbe voluto quel bacio anche lei. Un bacio erotico, scherzoso, che prometteva una scopata di profondo piacere e risate. Era bastata quella lingua che con la sua punta aveva sfiorato delle labbra socchiuse, lasciandole in attesa di un futuro incerto e desiderante. Niente più. Continuò a guardare il film, sperando che il desiderio viaggiasse su onde telepatiche, che quella mano che le aveva sfiorato la nuca tornasse e ordinasse al corpo al quale apparteneva di avvicinarsi, di farsi conoscere, di mettersi a sedere su di lei, capezzolo canottiera contro maglietta capezzolo, su quelle poltrone di un cinema buio, per sfiorare con la punta della sua lingua le sue labbra socchiuse anch’esse in attesa di un futuro incerto e ugualmente desiderante.

Sbam!

Sbatte una porta e Fritz torna alla realtà. Se qualcosa del suo corpo si era risvegliato c’era voluto un attimo per richiudere tutti i battenti. Che andassero tutte a quel paese. Mente infame. Il sole entra dalle finestre della sua stanza. Si affaccia per vedere cosa le offre il mondo esterno. Una fila di persone in attesa di entrare al supermercato fa il giro dell’isolato. Arriccia le sopracciglia, la avvolge una oramai familiare sensazione di aridità soffocante.
Allunga le mani sul pacchetto di tabacco aperto sulla scrivania. Mentre aspira la prima boccata della sua sigaretta, esce dalla stanza lasciando il pc aperto, schermo ormai spento in standby.