Questo orgasmo non s’ha da fare 🔏

di Borragine
Sto annaffiando. È il crepuscolo e oggi mi sono decisa a guardare le innumerevoli piante grasse e non di cui ho la fortuna di essere circondata. 
In particolare ce n’è una che cattura sempre la mia attenzione ed è la più maestosa. Somiglia a un’aloe, ma non della specie più comune: sembra infatti la sua antenata, anzi sembra che si possa dire che non sia cambiata affatto nel corso della storia e che i miei occhi possano guardare oggi ciò che chissà quanti occhi hanno visto.

Osservo questo dinosauro vegetale in ogni sua forma, si solleva in un tronco tarchiato per 40 cm prima di esplodere in una cupola confusa di larghe foglie rigonfie alta il quadruplo rispetto alla sua unica gamba. Evito di abbeverarla, so che non necessita davvero la mia presenza, ma voglio avere comunque una relazione con lei e, prima ancora che io possa decifrare questo pensiero, le mie mani hanno già raggiunto le sue foglie. In realtà sono le mie dita che sfiorano dolcemente la punta sottile, fino a seguirne l’apertura in una lingua carnosa costeggiata di spine arcuate.

CàRusso
Non voglio rischiare di sfociare in frikkettonate o erotismo vegetale, ma di fatto non posso negare che quella carezza recupera un’immagine tattile che mi dà un brivido, e lo accolgo con piacere, visti i tempi. 
Mi piacciono questi pantaloni blu che indosso, hanno una tonalità inconsueta che si abbina bene al verde della campagna. Mi tocco le gambe qua e là e sento i miei peli lunghi e spessi sulle cosce dure. Penso che questi pantaloni ti piacerebbero e le mie mani mi toccano quasi come se avessero dimenticato come sono fatta. Come mi stanno questi pantaloni sul culo? Non lo so, toccami. Un pensiero mi attraversa ed è che di sicuro dev’esserci una punta di magenta nel fucking blu di questo cotone, ma cosa penso, toccami piuttosto. Se fossi qui adesso ti direi di non smettere, ma non ci sei e allora mi arrampico sù nella mia capanna soppalcata, scandagliando ricordi e fantasie dentro la mia testa. 

Io mi masturbo spesso, il più delle volte con materiale video, perché così come accade per le canzoni che preferiamo, è bene preservare quel punto di non ritorno oltre il quale l’ascolto sarà inevitabilmente diverso e quelle che ci sembravano prima straordinarie assonanze imprevedibili saranno ora al nostro orecchio svelate ed incise per più o meno sempre, fracassandone ogni effetto sorpresa. Così, a un certo punto, ho deciso di preservare memoria e immaginazione sostituendola con immagini, più o meno trash o raffinate, per stare al passo con gli esercizi famelici di routine tra me e me senza per questo consumare i ricordi che conservo, invisibili sulle mie rètine.

CàRusso
Ma oggi è uno di quei giorni in cui ho voglia di ascoltare la mia canzone preferita e di stendermi sul letto nella penombra, mentre mi avvolgo nel buio lanoso di una coperta e sotto di questa scoprirmi, spogliarmi, mentre la tua mano risale tra le mie gambe e poi sul bacino, ne segue le costole e i muscoli dietro le ascelle; queste braccia ora vorrebbero le tue mani arcuate a stringerle e cingermi, ma questa non è che la mia prevedibile fantasia, sono sola, sì, e che importa? Toccati le tette, coraggio! Non ti piacciono le tue tette? Certo, a chi non piacciono le tette, anche se quando non sono nuda le odio, ma va bene, in fondo pensare che le mie tette ti piacciono mi eccita. Che piacciono a te, a lui, a lui, e a lei, e a lei… Mi eccitano ora delle istantanee di un passato che mi sembra lontanissimo, qualcosa che non so spiegare che viene da molto lontano. Mi eccita e mi turba allo stesso tempo. 
Chissà se questa cosa la risolverò mai, chissà se di risoluzione si possa parlare, chissà se il problema è proprio che ad eccitarmi sia il turbamento. O viceversa? 
Decisamente viceversa.